Goliardia, sfilate e "feluche": quando Bari veniva invasa dalla "festa della matricola"
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mercoledì 16 marzo 2016
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di Mina Barcone
A parlare è Giovanna, 80enne signora barese proprietaria di una delle più antiche tipografie di Bari, da sempre al servizio degli studenti dell’Ateneo della città. Chi meglio di lei può quindi ricordarsi dei “bei tempi andati” dell’Università, quelli in cui pochi eletti frequentavano le facoltà italiane, unendo allo studio un’intensa attività “goliardica”, fatta di scherzi, gusto della trasgressione, divisione in ordini dal sapore "massonico" e soprattutto tante feste, che raggiunsero il loro apice nel dopoguerra, negli anni del boom economico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra queste una in particolare viene ricordata da molti anziani: “la festa della matricola”. Si svolgeva in primavera e prevedeva la presenza di carri trainati da cavalli addobbati che sfilavano per le vie della città, con a bordo i giovani studenti che festeggiavano tra canzoni e tanti brindisi (nella foto tratta dalla pagina facebook "Bari Tanto Tempo fa", una sfilata del 1953).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I festeggiamenti potevano durare anche tutto il giorno: ci si riversava per le strade per assistere alla sfilata, il sindaco dopo un discorso consegnava le chiavi della città alle matricole e i proprietari dei bar offrivano da bere ai giovani studenti che vagavano per la città a piedi, in auto o in scooter.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli studenti indossavano tutti uno strano cappello a punta, chiamato “feluca” (vedi foto galleria). Veniva regalata agli studenti al momento dell’iscrizione ed era di vari colori a seconda della facoltà che si frequentava: bianco per Lettere e Filosofia, celeste per Lingue, blu per Giurisprudenza, giallo per Economia, rosso per Medicina, bordeaux per Farmacia e Veterinaria, nero per Ingegneria e Architettura, verde per Matematica, Scienze, Fisica e Chimica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A impreziosire i cappelli vi erano un certo numero di ciondolini che aumentavano con gli anni di frequenza dando quindi anche una certa importanza a chi ne possedeva di più. «Il grado di anzianità era molto importante – racconta Domenico, il marito di Giovanna –. Quelli del secondo anno venivano chiamati "fasule" (fagioli), mentre quelli del terzo e quarto anno "solide colonne". Durante la festa delle matricole i più giovani dovevano sottostare agli scherzi dei più grandi. Ricordo che quelli più temuti erano gli studenti fuoricorso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le feste e la goliardia terminarono con il “Sessantotto”, quando tra gli universitari divenne preponderante l’impegno politico, con la goliardia che a quel punto fu giudicata troppo frivola in confronto al cambiamento della società che stava avvenendo in quegli anni. E così non ci fu spazio per siflate, ordini e feluche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Ninni Boccia - Già residente in viale Conte di Cavour (da scapolo), oggi ormai ottantenne, mantengo vivo il ricordo della goliardia di quel tempo ahimè lontano in cui studente di giurisprudenza (laureato nel 1959) mi divertii fra l'atro a realizzare il famoso "papiro" ad uso delle "sporche" matricole, infarcito di schizzi e sberleffi osè (eufemisticamente parlando) . Che tempi !
- enzo poci - Io conservo ancora il papiro anno accademico 1967-68 Università degli studi di Lecce